RODARI E IL GIOCO FANTASTICO DELLA NARRAZIONE – V

RODARI E IL GIOCO FANTASTICO DELLA NARRAZIONE – V

Il contributo assume le sembianze di una magica storia, una sorta di feuilleton, un romanzo a puntate (un ‘episodio’ a settimana) che intende condividere alcuni elementi riconducibili alla ‘lezione’ pedagogica di Gianni Rodari, esplicitando l’intreccio virtuoso tra narrazione e gioco, un binomio fantastico.

V puntata - Il Big Bang narrativo

Due bambini, nella pace del cortile, giocavano a inventare una lingua speciale per poter parlare tra loro senza far capire nulla agli altri.
“Brif braf”, disse il primo.
“Braf brof” rispose il secondo. E scoppiarono a ridere.
Su un balcone del primo piano c’era un vecchio buon signore a leggere il giornale, e affacciata alla finestra dirimpetto c’era una vecchia signora né buona né cattiva.
“Come sono sciocchi quei bambini”, disse la signora.
Ma il buon signore non era d’accordo: ” Io non trovo”.
“Non mi dirà che ha capito quello che hanno detto”.
“E invece ho capito tutto. Il primo ha detto: “che bella giornata”. Il secondo ha risposto: “domani sarà ancora più bello”.
La signora arricciò il naso ma stette zitta, perchè i bambini avevano ricominciato a parlare nella loro lingua.
“Maraschi, barabaschi, pippirimoschi”, disse il primo.
“Bruf”, rispose il secondo. E giù di nuovo a ridere tutti e due.
“Non mi dirà che ha capito anche adesso”, esclamò indignata la vecchia signora.
“E invece ho capito tutto”, rispose sorridendo il vecchio signore. Il primo ha detto: “come siamo contenti di essere al mondo”. E il secondo ha risposto: “il mondo è bellissimo”.
“Ma è poi bello davvero? insisté la vecchia signora.
“Brif bruf braf”. rispose il vecchio signore.

(Gianni Rodari, Brif, Bruf, Braf)

In relazione all’ipotesi fantastica, l’interrogativo controfattuale che favorisce l’invenzione di storie, il semiologo Stefano Calabrese in Neuronarrazioni ci ricorda che “la semplice formula ‘se + congiuntivo’ rappresenta il big bang delle nostre capacità neurocognitive” e che “a questo esercizio della controfattualità […] Gianni Rodari dedicò ogni energia sino al progetto di trasformarlo in una grammatica”. La Grammatica della Fantasia è un appello a superare, nella pratica educativa, le logiche della parcellizzazione, un’allusione costante al pensiero sistemico, che scardina automatismi associativi e accende interpretazioni altre, presagendo approcci e approdi futuri delle neuroscienze, del costruttivismo, dell’epistemologia della complessità.

Big Bang

“Sarebbe importante sapere se i bambini possono anch’essi dimostrare, giocando a inventare e creare, che da soli e insieme è ancora possibile inventare e creare, che questo giocattolo, che abbiamo come dono naturale, la fantasia, non è stato definitivamente infranto” (Rodari, Grammatica della Fantasia). Rodari ci svela la bellezza dell’inatteso, dell’utopico, del possibile, attraverso l’analogia, i miti, l’immaginazione, la magia, i ricordi, il ritorno all’infanzia, la fantasia, il nonsense. I procedimenti creativi della produzione in versi e in prosa mettono in evidenza il rapporto fra lo scrittore e i due maggiori autori del nonsense anglosassone, Edward Lear e Lewis Carrol. Il nonsense è legato all’infanzia non solo perché scritto per i bambini, ma perché i bambini ne rappresentano il pubblico ideale, l’unico dotato di strutture mentali predisposte a credere nell’assurdo. Rodari usa il nonsense come patrimonio stilistico formale su cui fondare un programma di rinnovamento culturale. Alle favole si intreccia il tema del gioco, perché l’invenzione delle storie consiste in un gioco che trasforma, attraverso il potere generativo e immaginifico della narrazione. 

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