Alfabetizzazione umoristica

Alfabetizzazione umoristica

Ogni volta che vedo un articolo sui benefici dell’umorismo nella leadership e negli ambienti di lavoro mi propongo di scrivere questo post.

Trovo che sia meraviglioso che finalmente si riesca a parlare di umorismo nei contesti lavorativi ma credo sia altrettanto doveroso parlarne esplorando la complessità del tema, che naturalmente non riuscirò esaurire in questo post.

Con l’umorismo possiamo smorzare una tensione, e la risata che ne consegue può far funzionare meglio diaframma polmoni e cervello e creare una potente connessione in pochi secondi. Sono molti i benefici che può portare

*MA*

Se e quando viene impugnato male l’umorismo può essere anche uno strumento di sottile violenza, tanto più insidioso perché quasi invisibile.

Con l’umorismo possiamo dire cose indicibili e fare male comunque. Anzi, spesso quando viene fatto umorismo su qualcuno, se la persona in questione se la prende (cosa che accade spesso, chiediamoci il perché, alla fine è il reale che ha ragione più delle nostre supposizioni) viene anche tacciata di non saper stare al gioco. Fucked twice.

Nel suo saggio sul riso, Bergson parla di una temporanea insensibilità emotiva che consente di percepire una situazione come umoristica. Questo stato di “anestesia del cuore” sospende momentaneamente la possibilità di provare empatia verso l’oggetto della risata, creando invece un senso di complicità con coloro che condividono la risata.

Questo è un argomento che mi sta molto a cuore perché è stato uno degli strumenti di violenza che ho subito di più negli anni. La persona che la praticava aveva un tipo di umorismo molto diverso dal mio, continuava a sminuirmi con il sorriso sulla bocca e mi dava della stupida perché non riuscivo a ridere di me stessa.

Risultato? Gli altri ridevano (di solito della mia sbadataggine) io ero arrabbiata e mi sentivo umiliata.

L’UMORISMO È PREZIOSO E, ALLO STESSO TEMPO….

Sto dicendo questo non perché credo che l’umorismo non sia prezioso, tutt’altro. Credo però che ci sia bisogno di una alfabetizzazione umoristica come di quella emozionale. E sicuramente le due vanno a braccetto.

Di solito gli umoristi nati se la prendono quando leggono o sentono cose come queste. Questo post non vuole essere un trigger, chiedo soltanto a chi fa spesso uso dell’umorismo di accorgersi se è un coltello usato per affettare il pane o per tagliuzzare la pelle di qualcuno.

L’umorismo, a braccetto con l’empatia e la consapevolezza della catena INTENZIONE-AZIONE-RICADUTA è una risorsa meravigliosa. Altrimenti rischia di essere un’arma pericolosa.