Un mantra buddista per creare momenti di gioco di qualità

Un mantra buddista per creare momenti di gioco di qualità

Scrivo questo articolo pensando a chi, in questa quarantena, ha passato la quasi totalità del suo tempo con i propri figli.

Stare per tante ore con un figlio, una figlia o più figli e dare loro il 100% di tempo di qualità, tempo giocoso, connessione continua è un’utopia.

Far quadrare il lavoro, la casa e i bambini, specie se si è donne, specie se si lavora in smart working, a volte diventa un’impresa titanica, e – almeno io – mi sono trovata più di una volta mangiata dai sensi di colpa per non essere riuscita a dare la presenza attiva che desideravo a mio figlio Noa (che, in questo momento, ha 6 anni e mezzo, è nel pieno della sua vitalità, fa domande interessanti, ha un’energia fisica spiazzante anche se mangia solo una mela a pranzo e vuole essere ascoltato, a volte per ore).

È tutto lecito, è tutto giusto: i bambini hanno bisogno di noi, hanno bisogno di giocare, oggi più che mai. Come è lecita però la nostra spossatezza, il nostro non farcela come vorremmo.

Non posso non pensare a chi non ha un giardino, a chi non ha aiuti, a chi è in casa con due, tre, quattro figli e ha un lavoro che prende molto tempo, è in difficoltà economiche serie, sta affrontando una depressione, non ha un lavoro o ha delle persone malate in casa.

La situazione è complessa e sentirci inadeguati perché non riusciamo a dare il tempo di qualità che vorremmo ai nostri figli, non aiuta.

Allora vorrei condividere con voi un piccolo suggerimento che viene direttamente da Thìch Nhat Hanh, monaco buddista vietnamita. L’ho trovato in un suo libro che si chiama “True Love”. Ringrazio infinitamente Annalisa Giostra per avermelo passato.

Traduco il passo letto dall’inglese:

Prova a praticare per qualche minuto il respiro consapevole, per portare il tuo corpo e la tua mente a un’unità. Ti avvicinerai alla persona che ami e – con questa consapevolezza, con questa concentrazione, comincerai a dire questa formula: “Mio caro, mia cara, io sono davvero qui per te”. Devi dirlo con il tuo corpo e la tua mente allo stesso tempo e vedrai la trasformazione.

Toccata da queste parole, ho provato – in un momento di particolare stanchezza e scoramento – a fare una breve meditazione (qualche minuto) in cui ripetevo dentro di me questa breve formula “Sono qui per te”.

Poi sono andata da Noa, con la voglia di donarci un momento di qualità, di gioco, di ascolto e connessione. Ero emozionata e lo guardavo davvero, lo ascoltavo davvero, guardavo attentamente il suo viso, le espressioni, il naso, lo sguardo. Era come vederlo dopo tanto tempo.

 

È stato un momento magico, in cui la mia presenza era totale, e che mi ha fatto percepire in quanti momenti di gioco con lui io sia in realtà da un’altra parte, con la mente.

Mi sono sorpresa nel constatare quanto io guardo e non vedo, quanto io sento ma non ascolto,

Questo va a inficiare indelebilmente i momenti insieme, lui se ne accorge, si innervosisce, io di conseguenza… e spesso si finisce imbronciati e soli. A volte si va avanti per intere giornate, cercando di sfuggire alle continue richieste dei nostri bambini, bisognosi del nostro sguardo, chiedendo un po’ di pace, di riposo, di silenzio.

È bastato fermarmi, fare un po’ di silenzio, intenzionalmente portare una volontà di connessione con lui per creare un momento speciale. Questi momenti danno energia all’intera giornata, perché – quando si sentono visti e quando riusciamo a riempire i nostri bicchieri emotivi – i bambini divetano poi più collaborativi, fanno meno richieste, sono più gentili. Perchè noi lo siamo stati con loro.

Come adulti è necessario che impariamo a dire stop quando abbiamo bisogno di fermarci, di ricaricare le energie ed è altrettanto necessario che ci prendiamo cura dei nostri momenti con loro, e che mettiamo tutta la nostra presenza, quando decidiamo di farlo.

E’ meglio giocare mezz’ora in presenza che tutto il giorno mentre siamo al cellulare, o pensando alla bolletta da pagare, o alle mail a cui rispondere.

Più qualità, tutte le volte che possiamo.

Pause quando ne abbiamo bisogno, senza sensi di colpa.


“Dear one, I am really here for you.”